Piazza Armerina come
ogni Città medioevale con profonde radici storiche era circondata da una
possente cerchia di mura e sovrastata da un castello.
Il castello più antico
della Città non esiste più, si trovava dove
una volta c’era l’ospedale
Chiello ora sede Vescovile.
Di questo castello
abbiamo pochissime notizie ed una riproduzione nella pianta della Città di
quell’epoca bulinata nel pettorale che ricopre il Vessillo della Madonna delle
Vittorie, di certo sappiamo che era in grado di ospitare una numerosa
guarnigione per garantire alla Città una adeguata difesa e che venne demolito
intorno alla fine del milletrecento per dare il sito ai frati “ Conventuali” per erigervi un
convento.
I frati in cambio del
terreno ricevuto cedettero il sito che occupavano in precedenza e così sul lato
sud della Città intorno al 1392 gli Aragonesi
costruirono un nuovo castello chiamato “Castello Aragonese” dove per
parecchio tempo soggiornò Re Martino.
Questo castello è di
forma rettangolare munito di quattro possenti torrioni con mura una volta merlate,
fornite di feritoie e con l’ingresso principale rivolto a Sud.
Della struttura
originaria purtroppo non abbiamo una
planimetria sappiamo di certo che disponeva di un vasto cortile, ancora oggi in
parte visibile, di stalle spaziose e che poteva ospitare una numerosa
guarnigione.
Duplice era la Sua funzione,
doveva difendere la Città dai nemici
ma allo stesso tempo controllarla evitando come spesso era avvenuto che
si ribellasse al sovrano di turno.
Infatti sia il Capitano
che la guarnigione non erano della Città
ma erano uomini ai diretti ordini del Re e di sua completa fiducia.
Solo successivamente e
tramite “PRIVILEGI” la Città ottenne che il capitano e la guarnigione potessero
essere piazzesi.
Il Castello Aragonese è
stato in un certo senso più fortunato di altri castelli dei dintorni (Aidone,
Mazzarino, Pietraperzia) in quanto essendo stato utilizzato fino alla metà
degli anni sessanta come carcere maschile e femminile ha goduto di quelle
manutenzioni necessarie che ne hanno impedito il crollo ma che allo stesso
tempo hanno ulteriormente modificata la struttura originaria.
Dismesso da carcere e
acquistato da un privato è rimasto nel più assoluto abbandono per oltre 50 anni
venendo ricoperto di erbe e sterpaglie con numerosi crolli di volte interne ed
abitato da topi, rettili e perfino conigli.
Di qualche mese fa la
notizia che questo privato, prima che crollasse anche all’esterno, aveva deciso
di venderlo ad un altro privato ovvero
alla IMMEDILITALIA S.R.L di Gela di cui la I.G.S Costruzioni Generali S.r,l. è una consociata , visto il disinteresse
all’acquisto di tutte le Istituzioni Pubbliche.
Il nuovo proprietario,
avute le chiavi, immediatamente si è messo all’opera ed anche le mani in
tasca per ripulirlo dalle erbacce
interne ed esterne cresciute in cinquanta anni, per la messa in sicurezza delle
parti pericolanti e poi in un secondo momento con l’avvallo della
Sovraintendenza al ripristino per quanto possibile della struttura originaria.
La notizia della la
vendita del Castello ha fatto scalpore ma solo per la curiosità di sapere chi
lo aveva comperato, quanto lo aveva pagato e
come volesse utilizzarlo.
Nessuno e dico nessuno
ha espresso sui Social Network, sempre pronti a criticare
tutto e tutti e mai a proporre, a spendere una parola di lode
nei confronti di un forestiero che sta restituendo a proprie spese alla Città un monumento di
grande valore storico in una zona dove i gloriosi palazzi che lo
circondano delle famiglie più nobili
(Crescimanno, Velardita ecc.) sono in completo abbandono e stanno crollando.
Neppure il Comitato del
Quartiere Monte che per anni ha usufruito ed anche pulito una parte
esterna del castello nel lato
posteriore per cene medioevali od altro,
ha avvicinato il nuovo proprietario per esprimere compiacimento per questa sua
iniziativa e per quello che sta facendo.
Totò Conti